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Il Mont Ventoux è una delle montagne più particolari al mondo per conformazione, posizione e stranezze; ma è anche e soprattutto uno dei teatri leggendari del ciclismo, un’ascesa affrontata più volte al Tour de France che nella prossima edizione deciderà le sorti della classifica visto che è posizionata al penultimo giorno di gara. Ecco un approfondimento dedicato con altimetrie, planimetrie, dettagli e percorsi
Il Mont Ventoux, è il monte più alto della Provenza, svetta con la sua superficie calva (è infatti detto anche monte calvo) per 1912 metri risultando visibile da tutti gli angoli della regione. Noto sin dai tempi antichi, è stato “scalato” dal Petrarca nel 1300, che poi lo ha descritto a fondo diventano il “proto-alpinista”.
Ventoux ossia Ventoso perchè in cima soffia il potente Mistral, in grado di sfiorare i 200km/h che rende il paesaggio simile a quello di un pianeta inesplorato con rocce limate dal vento e pochissime forme di vita, tra cui ricordiamo i papaveri della Groenlandia che suggeriscono il clima atipico che si vive in vetta.
Temperature quasi insopportabili d’estate, con l’asfalto che si liquefa sotto i copertoni; basta un minuto perchè la situazione cambi radicalmente con il Mistral che arriva imponente spazzando gli ultimi 10 km di ascesa e “gelando” i coraggiosi. Ha debuttato nel panorama ciclistico nel 1951 non come sede d’arrivo ma all’interno della Montpellier-Avignone. Successivamente vi ha trionfato Charly Gaul nel 1958, Raymond Poulidor nel 1965, Eddy Merckx nel 1970, Bernard Thévenet nel 1972, Marco Pantani nel 2000 davanti a Armstrong e Richard Virenque nel 2002 al termine di una lunga fuga con il beneplacito della maglia gialla. E’ salito agli onori delle cronache la morte dell’inglese Tommy Simpson nel 1967, stroncato da caldo e doping. Ecco un’immagine della stele.

La salita può essere effettuata da Malaucène o da Bedoin, per entrambi i casi il panorama e la scenografia sono assicurati visto che se il primo tratto è immerso in una classica foresta di Quercie, Ulivi e non è raro intravedere campi di Lavanda, nel secondo si è catapultati sulla Luna con il terreno libero da ogni qualsiasi forma di vita e un lungo serpentone di curve che porta alla vetta. A seconda di dove si parte si ha davanti dai 20 ai 25 km di ascesa, anni fa ero partito da circa 30 km dall’arrivo in punta e ero arrivato ai 1900 metri dopo poco meno di due ore con gli ultimi 10 km a stretto contatto con il Mistral. E’ proprio il vento la variabile impazzita che può mandare all’aria un tranquillo giro su una salita decisamente impegnativa perchè se soffia come ama fare è come se si avesse una persona da trainare, un vero “blocco” che spezza il fiato e le gambe.
Può capitare che il vento sia talmente arrabbiato da impedire di pedalare. Una terza via di salita è da Sault, molto più morbida e protetta dagli alberi per i primi 20 km. Il punto clou è lo “chalet Reynard”, perchè lì iniziano i 5 km finali a 9% di media, i più tremendi.
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