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Vietato legare la bici al palo in strada: ecco dove

Succede a Cagliari dove il regolamento comunale stabilisce che le bici non possono essere legate al palo perché contrarie al decoro pubblico

Una bici legata al palo

Una bici legata al palo - Foto Shutterstock | franz12

Muoversi in città sta diventando sempre più complicato e sono sempre di più coloro che scelgono la bici come mezzo di trasporto. Una scelta ecologica che molti comuni stanno incentivando, ma non tutti. C’è, infatti, chi, con decisioni che fanno discutere, rende la vita complicata ai ciclisti.

E’ il caso di Cagliari. Dove le biciclette non si possono legare o incatenare “nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, a infrastrutture pubbliche non destinate allo scopo”. Nel capoluogo sardo, quindi, non è consentito legare la bicicletta al classico palo per evitare che questa venga rubata perché contrarie al decoro pubblico e alla vivibilità.

Niente bici al palo, pena una multa

A stabilirlo è il regolamento comunale. Una normativa che riguarda i ciclisti che sta facendo molto discutere, tanto da far intervenire anche la Fiab, la Federazione italiana ambiente e bicicletta, che ha deciso nei mesi scorsi di fare ricorso al Tar che ha però rigettato il ricorso e spiegato che il divieto è legittimo e insindacabile. Per i giudici amministrativi infatti “la salvaguardia della vivibilità e del decoro della città evidentemente resterebbero inevitabilmente pregiudicati da un disordinato e incontrollato accatastamento di biciclette ancorate a supporti pubblici destinate ad altre finalità”.

Bici parcheggiate
Bici parcheggiate – Foto Shutterstock | di Masson

Nonostante le bici non intralcino in nessun modo la circolazione, quindi, il regolamento comunale è insindacabile. A poco è valsa la replica della Fiab che ha denunciato la scarsità di rastrelliere per parcheggiare le biciclette. La Federazione ha quindi spiegato che, senza una distribuzione capillare di rastrelliere, l’aggancio a un supporto qualsiasi rappresenta l’unica alternativa possibile di parcheggiare la bici per cui non può essere percepita come un mancato rispetto degli spazi comuni e della loro organizzazione. Per il Tar, però, “non vi è alcuna correlazione immediata e diretta tra il numero delle rastrelliere utilizzabili e l’asserita illegittimità della disposizione regolamentare impugnata”.

Oltre al danno di lasciare la propria bici indifesa da eventuali furti, c’è anche il danno per i trasgressori. Una multa che va da un minimo di 100 a un massimo di 300 euro. La Fiab, però, è decisa ad andare fino in fondo annunciando il ricorso. E dando mandato ai propri legali di arrivare fino davanti al Consiglio di Stato minacciando anche mobilitazioni in città. Una battaglia che si annuncia lunga e tutta da combattere con da una parte il Comune pronto a far rispettare il proprio regolamento e dall’altra il popolo dei ciclisti che reclama il proprio diritto a non lasciare incustodita la bicicletta chiedendo più rastrelliere o, in alternativa, la possibilità di legare il proprio mezzo al palo come succede nella maggioranza delle città italiane.