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Giro d’Italia, caos alla partenza: corridori contro l’organizzazione

Giro neve

Immagini dalla partenza della sedicesima tappa del Giro d'Italia (foto: Twitter/Borahansgrohe)

Scene surreali al Giro d’Italia per la sedicesima tappa. Nei giorni scorsi è saltato il percorso originale con il Passo dello Stelvio, Cima Coppi di questa edizione della corsa rosa. Il Gran Premio della Montagna è stato così sostituito con l’Umbrailpass, la stessa salita ma “accorciata” per le condizioni avverse con pioggia, neve e freddo.

La mattina della tappa però tutti si sono resi conto che non c’erano le condizioni adatte ad affrontare neppure l’Umbrailpass. La soluzione adottata dall’organizzazione di RCS Sport guidata da Mauro Vegni non è stata accettata dai corridori. L’ipotesi prevedeva una passerella di venticinque chilometri attorno alla città di Livigno per salutare i tanti tifosi accorsi sulle strade.

La passerella sarebbe arrivata fino al Tunnel Munt Raschera, dove i corridori si sarebbero fermati per un cambio abbigliamento prima del confine con la Svizzera. Con le ammiraglie il gruppo sarebbe arrivato fino a Prato allo Stelvio, dove ci sarebbe stato il via ufficiale della corsa.

La soluzione finale? Niente passerella, corridori che in ammiraglia si dirigono verso Spondigna, dove è scattata una tappa di soli 121 chilometri. In tanti hanno commentato questa decisione. Alessandro Petacchi, commentatore tecnico per la Rai, si è schierato dalla parte dei ciclisti. “Non aveva senso percorrere 25 chilometri sotto la neve, la pioggia e il freddo ad andature cicloturistiche. Il rischio è che i corridori si ammalino e il Giro d’Italia non può permetterselo. Cerchiamo di metterci nei panni degli atleti: non è facile correre in bicicletta, uno sport ricco di pericoli. Vogliamo stare attenti alla sicurezza, ma poi pretendiamo che gareggino in queste condizioni?”.

Giro d’Italia, le parole dei corridori

Il corridore che maggiormente si è scagliato contro l’organizzazione del Giro d’Italia, è stato Ben O’Connor che alla partenza figurava in quarta posizione con un ritardo di 7 minuti e 43 secondi. “Credo che questa sia una delle corse organizzate in modo peggiore al mondo. Metterei gli organizzatori su una bicicletta e dopo la tappa gli chiederei come è stato“.

La maglia rosa Tadej Pogacar della UAE Team Emirates ha cercato di essere più diplomatico. “Meteo terribile, è pericoloso affrontare le discese e non è bello pedalare con 0°C, la pioggia e la neve. Ma se vogliono che corriamo, noi corriamo. Speriamo che non ci siano incidenti. Accorciare la tappa sarebbe l’ipotesi migliore“.

Infine Damiano Caruso, uno dei corridori più esperti del gruppo, nonché portacolori della Bahrain Victorious ha parlato ai microfoni Rai con Ettore Giovannelli. “Qui non c’erano le condizioni per correre in bici, chiunque può vederlo“.