Home » L’UCI risponde a Vingegaard e la Visma: “Dov’è la sicurezza?”

L’UCI risponde a Vingegaard e la Visma: “Dov’è la sicurezza?”

Continua a far discutere il casco utilizzato da Vingegaard e la Visma Lease a Bike a Tirreno Adriatico e Parigi Nizza. L’UCI è costretta ad intervenire

Casco Visma

La prova contro il tempo a squadre della Visma Lease a BIke con lo speciale casco Giro (credits: Twitter/VismaLeaseaBike)

Il casco utilizzato da Jonas Vingegaard e gli altri corridori della Visma Lease a Bike nella cronometro della Tirreno Adriatico e nella prova contro il tempo a squadre della Parigi Nizza è decisamente il tema della settimana. Il design del casco ha fatto discutere molto sui social appassionati e addetti ai lavori, che si chiedono dove il ciclismo arriverà con queste nuove stravaganti tecnologie.

Si è parlato così tanto della questione che anche l’UCI è stata costretta ad intervenire. Il massimo organo internazionale del ciclismo, sollecitato, ha emesso un comunicato ufficiale in cui afferma di voler esaminare il caso, mettendo al primo posto le importanti norme sulla sicurezza.

Il caso del casco

Il polverone è stato alzato perché l’azienda Giro ha presentato dei caschi avveniristici, quasi provenienti dal futuro, e che ricordano un po’ il copricapo di Dart Fener in Guerre Stellari. In realtà il particolare design è utile sotto il punto di vista aerodinamico, anche se dall’aspetto non sembrerebbe.

Una tecnologia studiata nei minimi dettagli in galleria del vento e laboratorio con materiali sofisticati. Il ciclismo si è così spinto davvero oltre, specie se consideriamo che solo l’abbigliamento utilizzato (in generale) può portare a vantaggi fino a 10-15 secondi al chilometro rispetto ad avversari vestiti “normalmente”.

Il web però non ha perdonato. Migliaia e migliaia i commenti su Facebook, Instagram e Twitter sull’aspetto ingombrante del casco sulla testa di Jonas Vingegaard. Addirittura, anche il TG1 ha dedicato un servizio sulla questione.

Numerose dunque le perplessità di tutto il mondo del ciclismo, tanto che l’UCI è stata “costretta ad intervenire”. Il casco Giro Sport Design è legale per il massimo organo internazionale?

La risposta dell’UCI

Le squadre e le aziende devono avere un freno, altrimenti la deriva che prenderà il ciclismo sarà inevitabile. Ecco perché l’Unione Ciclistica Internazionale si è sentita in dovere di intervenire con un comunicato ufficiale.

“L’UCI intraprenderà una revisione delle sue regole sulla progettazione e l’uso dei caschi in competizione. In tal modo intende garantire che venga definito un quadro chiaro e coerente con gli obiettivi prefissati. Qualsiasi modifica al presente regolamento sarà comunicata tempestivamente dopo la sua adozione da parte degli organi competenti dell’UCI”.

L’Unione spiega dunque che il casco non va contro i regolamenti attualmente esistenti. Certo è che solleva una questione significativa riguardante le ultime tendenze. È chiaro che il primo obiettivo di un casco deve essere quello della sicurezza e non quello dell’aerodinamica.