Agenzia delle Entrate sotto l’albero: CANCELLATE le cartelle esattoriali | Questi evasori hanno finito di piangere
Pagare le tasse è un dovere civico, questo lo sappiamo bene. Ma ci sono alcuni evasori che ora possono festeggiare.
Il governo di Giorgia Meloni non ha mai nascosto l’intenzione di rottamare le cartelle esattoriali non pagate. Si tratta di una misura che molti non condividono, visto che sembra un favore all’evasione fiscale, uno dei problemi principali del nostro paese, con effetti a dir poco drammatici.
In particolare, oggi, parliamo di una questione che da anni agita il discorso politico. Si tratta di quello che riguarda i paradisi fiscali, ovvero quei paesi che hanno dei regimi fiscali privilegiati.
Tra le caratteristiche dei regimi fiscali c’è anche il fatto che questi non garantiscono un adeguato scambio di informazioni con gli altri stati. Per il 2025 la lista dell’Unione Europea e quella dell’Agenzia delle Entrate hanno pubblicato una lista dei paesi che fanno parte della blacklist.
La pubblicazione e la classificazione dei paradisi fiscali ovviamente ha delle ripercussioni anche per i contribuenti. Ma che cosa cambia e quali sono le implicazioni pratiche di tutto ciò?
La blacklist europea e dell’Agenzia delle Entrate: che cosa cambia
L’elenco pubblicato dall’Unione Europa include 12 stati che non sono cooperativi dal punto di vista fiscale. In questa lista troviamo anche la Russia, le Isole Fiji, il Guam, Panama, Samoa, Trinidad e Tobago e non solo. Ci sono anche alcuni paesi che sono stati rimossi come le Bahamas, il Belize e le Seychelles.
C’è poi l’ultimo aggiornamento pubblicato invece dall’Agenzia delle Entrate nel 2016. In questa lista figurano Andorra, Brunei, Gibuti, Liberia e altri. Da questa lista è stata di recente tolta la Svizzera, grazie ad una convenzione con l’Italia sul tema dei lavoratori frontalieri.
Che cosa cambia per gli evasori e per le cartelle esattoriali
La classificazione dei paradisi fiscali serve ad individuare le nazioni in cui la tassazione è significativamente inferiore rispetto agli standard internazionali. Sono anche i paesi in cui non è garantito un trasparente scambio di dati fiscali. Per i contribuenti italiani, le transazioni con questi Paesi possono comportare adempimenti fiscali specifici e, in passato, comportavano invece sanzioni più severe per il mancato monitoraggio.
Da ora in poi, non sarà dunque più previsto il raddoppio delle sanzioni per la violazione dell’obbligo di monitoraggio fiscale. Verrà anche meno il raddoppio dei termini di accertamento. Sono cambiamenti importanti che rivoluzionano la vita di molti cittadini italiani e non solo.