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AP/LaPresse
Thor Hushovd è il campione del mondo 2010: il possente e massiccio norvegese ha trionfato in terra australiana con uno sprint perfetto su Matti Breschel e Alan Davis. Come da pronostico è arrivato un corposo gruppetto con vittoria di un velocista flessibile.
Filippo Pozzato è giunto in quarta posizione, ma la sua prova non ha convinto: investito della fascia di leader è mancato sul finale, rientrando in testa grazie al lavoro delle nazionali dell’est. Poi lo sprint in cui era presente anche Freire, ma lo spagnolo non è riuscito a fare la differenza.
Un applauso a Philippe Gilbert per la straordinaria azione solitaria nell’ultimo giro: il belga è scattato sullo scatto più duro a metà percorso facendo il vuoto e arrivando a guadagnare fino a 21 secondi. Ma contro aveva tutto il gruppetto degli inseguitori che l’ha fagocitato poco prima dell’ultimo chilometro.
In partenza si segnalava la solita fuga – non ce ne vogliano – di importanza minore con il colombiano Tamayo, il marocchino Elammoury, l’ucraino Kvachuk, l’irlandese Brammeier e il venezuelano Rodriguez che arrivano a mettere da parte fino a 23 minuti e quasi doppiano il gruppone.
Al terzo giro il peloton si è frazionato, molti leader sono rimasti dietro, ma a poca distanza. Incidente tra ammiraglie con la Francia che ha dovuto abbandonare la corsa disperdendo liquido sul percorso! Mentre Tosatto spende e spreme fino all’ultima goccia, davanti è rimasto soltanto il commovente Kvachuk.
Ai -45 km l’attacco più suggestivo con cinque uomini al comando di cui tre italiani: Nibali, Visconti, Pozzato, Gilbert e Moerenhout poi Serpa e Soerensen prendono il posto di Pozzato e Gilbert. Prima dello scatto di Gilbert davanti al gruppo il gran lavoro di Bruseghin.
Peccato per il risultato finale, tuttavia con gli uomini presenti e con la loro attuale condizione non si poteva sperare di più, mancava il fuoriclasse in grado di fare la differenza.
Onore a Hushovd che corona una carriera eccellente con la perla più preziosa, rammarico per Cadel Evans che ha dato come al solito l’anima ma non è riuscito a mantenere l’iride, confermandola in patria.
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