
Raggiungendo L’Aquila dall’Adriatico non ci si accorge subito del dramma del terremoto dell’anno scorso, anzi paradossalmente basta prestare poca attenzione al paesaggio per non soffermarsi su nulla di strano. L’inquietudine arriva quando si osserva con più attenzione e si scende nel dettaglio.
L’Aquila si nasconde tra una moltitudine di piante e di saliscendi, all’occhio distratto pare una città nella norma, però si incontra presto qualcosa che non va: si notano molti più palazzi del consueto in ristrutturazione, poi si intravedono le crepe, appaiono le case fantasma, lo sguardo oltrepassa cortili e seminterrati verso una quotidianità improvvisamente dilaniata. Finché si raggiunge la ferita aperta della città presidiata dai militari.
Il confine tra la zona “sana” e quella distrutta è estremamente labile, oggi dalla sala stampa bastava inoltrarsi per 200 metri nel lussureggiante parco cittadino per incontrare il popolo in festa, ammassato alle transenne ai -50 metri dall’arrivo, ma se si girava verso destra si incontrava la cicatrice ancora sanguinante dell’Abruzzo, con i militari che rendono ancora più drammatico il paesaggio.
Tutto oggi ha reso la tappa indimenticabile. Il tempo ha dato il peggio di sé con un freddo allucinante e un vento che scheggiava le ossa. I corridori o meglio ancora la tattica è andata completamente in tilt con una fuga fiume di un terzo del gruppo, una secessione che potrebbe clamorosamente capovolgere ogni pronostico. Ora tutti i favoriti hanno sul groppone un ritardo in doppia cifra, non sarà affatto facile ritornare alla normalità.
Ricorderemo per tanto tempo questa tappa folle, fatta di bisticci, di capricci e di sorrisi esagerati come quello di Porte, la maglia rosa che viene dalla Tasmania che nelle prossime ore vivrà questa notte di mezzo Giro – siamo a metà, più o meno – con un sogno non-sogno che fino a stamattina gli sarebbe parso pura utopia.
Mentre il Giro lasciava L’Aquila ancora una volta sommersa da pioggia ghiacciata, un cane un po’ zoppo attraversava placidamente la strada proprio davanti alla Focus, inoltrandosi poi per i vicoli dimenticati.
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