
La crudeltà del gruppo è un fatto naturale, è quasi un istinto animale che all’uomo sembra brutale, ma che ha un significato ben preciso e un obiettivo più che condivisibile ossia la sopravvivenza dell’individuo e della specie. Oggi il gruppo ha calcolato tutto al millimetro, lasciando andare via la fuga e poi riprendendola in modo drammatico ai 500 metri dal traguardo, quando i coraggiosi – che hanno pedalato tutta la giornata sotto il diluvio ed erano pure caduti – già vedevano la linea d’arrivo. Oppure, oppure no, non è andata così.
C’è una ragione ben precisa perché il gruppo lascia andare una fuga e poi la riprende a pochi metri dal traguardo e non c’entra la crudeltà. Non si fa per illudere e umiliare gli avversari un po’ come il gatto annoiato gioca col topo terrorizzato lasciandolo scappare e riprendendolo prima di ucciderlo senza un apparente e valido motivo. Qui il discorso è differente: calcolando i tempi, si riprendono i fuggitivi solo prima dell’arrivo così da sprecare energie gradualmente – il meno possibile – e allo stesso tempo senza far scattare nessun’altro. Come i predatori che attaccano le prede più malate o deboli, non per cattiveria, ma – anche involontariamente – per la naturale selezione.
E’ sempre un’immagine forte quella del peloton che sopraggiunge come un branco di leonesse sui fuggitivi lenti e impauriti come gazzelle appena nate. Vengono riassorbiti e si perdono nel vento colorato delle maglie dopo aver accarezzato l’idea della vittoria. Quando le telecamere fisse inquadrano il rettilineo e la prospettiva si schiaccia, è terrificante il confronto tra il gruppone che avanza famelico, sempre più vibrante e grosso e i fuggitivi esausti, con la bocca spalancata e l’andatura zigzagante. Non c’è scampo – quasi mai – per i corridori che non hanno ricevuto il via libera.
In realtà ora, in questo sogno di notte di mezzo Giro 2013 non c’è crudeltà, c’è una storia parallela: i fuggitivi oggi sono arrivati al traguardo e si sono giocati la volata tra loro, non sono stati riassorbiti e sbranati dal gruppo a meno di un chilometro dal sogno.
Non sono stati lasciati a bagnomaria per 100 km completamente zuppi a pedalare e non sono nemmeno caduti in discesa a metà percorso. Hanno persino incontrato un po’ di sole lungo il cammino, le divise si sono asciugate, loro hanno continuato a darsi i cambi regolarmente e si sono allontanati di buona lena da Longarone, con il gruppone a inseguire senza chance. Sono entrati in Treviso e hanno lanciato lo sprint proprio nel momento in cui il felino famelico era ancora lontano, sfocato all’orizzonte, tra gli schizzi di pioggia ormai cessata.
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