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Perché il Giro d’Italia ha deciso di terminare la 13esima tappa sul più alto massiccio austriaco, il Grossglockner? Insomma, in generale, perché è arrivato in Austria? Questo corsa dei trasferimenti non si è fatta mancare lo sconfinamento, pur essendo l’omaggio all’Unità nazionale, un valore che è stato espresso solo al debutto torinese e che poi si è perso man mano per strada. In realtà si è perso già al momento della progettazione del percorso andando a mancare città e luoghi caratteristici, privilegiandone altri meno importanti in relazione a questa ricorrenza.
Ma torniamo alla domanda di partenza: perché si è arrivati in Austria? Per la salita affrontata? Il Grossglockner è un’erta impegnativa ma non troppo, Alberto Contador in questo momento potrebbe dare spettacolo anche sul cavalcavia in mezzo alla pianura padana.
Per la gente? Non ce n’era, erano presenti più persone dell’organizzazione, stampa, carovana, ecc… che spettatori: in generale gli austriaci hanno accolto il Giro d’Italia molto freddamente. Le città e i paesi attraversati erano privi di striscioni o dediche, stesso dicasi sulla salita finale con un pubblico esiguo. Non si è reso omaggio a un evento che avrebbe meritato altro trattamento.
La ragione per cui si è andati in Austria è molto probabilmente la stessa che ha portato la corsa rosa in Olanda e che la porterà in Danimarca, o almeno si spera sia così. Questo Giro dedicato-non-dedicato al 150enario ha perso più di un’occasione per diventare davvero irripetibile, peccato.
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