http://www.suipedali.it/articolo/mauro-santambrogio-amici-e-fan-evitano-il-sucidio/5965/


Mauro Santambrogio è arrivato a un passo dal suicidio la scorsa notte: un messaggio “Addio mondo” aveva lanciato un pericoloso avvertimento e fortunamente ha smosso amici e fan che hanno raggiunto l’ex atleta della Vini Fantini evitando che commettesse stupidaggini. Caduto in depressione dopo la positività allo scorso Giro d’Italia 2013 per Epo (anche se la vicenda è tutt’altro che conclusa), il 25enne si è poi rifatto sentire su Twitter confermando di essere arrivato molto vicino al suicidio, inoltre ha ringraziato che gli è stato vicino e continua a farlo in questo momento. La depressione è una delle prime conseguenze del doping.
Mauro Santambrogio positivo all’EPO al Giro 2013
E anche Mauro Santambrogio casca nella rete del doping: positività all’EPO per il corridore della Vini Fantini – stessa squadra di Danilo Di Luca, guarda un po’ – vincitore della tappa di Bardonecchia al Giro d’Italia 2013 e protagonista di una stagione come nessuna mai prima di quest’anno. Passato dall’essere un corridore di seconda fascia, un buon gregario a un uomo in grado di essere competitivo nelle corse di un giorno così come in un Giro, in salita duellando addirittura con Vincenzo Nibali come sullo Jafferau. Dire che è una notizia che fa tristezza è poco, tuttavia ci fa riflettere su una verità e una certezza: se si nasce tondi non si muore quadrati.
Che cosa significa? Che se uno nasce in un certo modo è molto difficile che possa evolversi così tanto senza aiuti esterni. Prendiamo ad esempio Danilo Di Luca che è nato come corridore – buono, per carità – per le corse di un giorno e si è trasformato in scalatore provetto e poi dominatore di una corsa a tappe. Ma potremmo fare molti altri esempi, come di pistard che diventano cronoman (e fin qui niente di male) e poi addirittura ultra-competitivi a salita o altri corridori che vincono grandi giri a 30 anni uscendo improvvisamente dal nulla. Mauro Santambrogio è stato trovato positivo a un controllo a Napoli dunque all’inizio del Giro d’Italia: sintomo che non solo questa corsa, ma verosimilmente anche tutte le altre in precedenza potrebbero essere state sporcate.
Non ci esponiamo oltre perché – come si suol dire in questi casi – fino alla controanalisi non è positivo, ma non è difficile immaginare una conferma. Ancora una volta ci esprimiamo sulla stessa linea dei casi precedenti: non è il caso di dare una seconda chance a chi si dopa, la radiazione alla prima positività è l’unica arma per combattere questa piaga, l’esperienza professionale nel ciclismo dura poco, un decennio e non si deve dare la possibilità di poter rischiare e poi ritornare. Se si sbaglia si è fuori, stop.
501