http://www.suipedali.it/articolo/marco-pantani-dieci-san-valentino-senza-il-pirata/4519/
Marco Pantani moriva il 14 febbraio 2004 in un residence di Rimini in circostanze ancora meglio da chiarire. Un giorno che non sembrava preso a caso – anche se sì, era preso a caso, non era certo programmato – visto che non solo era San Valentino ma era anche Sabato sera. Chissà se l’avrebbe mai immaginato di morire proprio un San Valentino e per di più proprio un sabato sera (lui che amava così tanto le discoteche e la vita notturna), da solo o peggio ancora con la peggiore delle compagnie? Quel che sappiamo ora è che dopo dieci anni il ricordo è più vivo che mai. E anche i rimpianti.
La notizia della morte di Marco Pantani, 10 anni fa, ha lasciato tutti stupiti: per qualcuno è arrivata già durante la tarda serata e nelle prime ore del mattino, per altri è giunta solo al risveglio. Pochi ne sono rimasti indifferenti visto che il Pirata era riuscito a smuovere un’intera nazione intorno a uno sport che era ormai decaduto e quasi dimenticato. Non si scordano facilmente le sue imprese seguite alla TV da milioni di persone.
Di quella notte di dieci anni fa si è parlato in tutti i modi e le forme possibili, sono stati scritti fiumi di articoli, interi libri-inchiesta e recentemente è stato anche realizzata un’ottima fiction. Il senso e il valore del ricordo di Marco Pantani – come vi abbiamo già raccontato più volte – si riscontra al Giro d’Italia, dove quel marchio giallo o rosa del cognome del pirata – con quella P allungata un po’ alla Pirelli – si trova su tutte le salite più importanti. È l’unico corridore con Fausto Coppi che non è più sulla Terra ma è ancora dentro la gara con striscioni, scritte sull’asfalto e gigantografie. Un affetto pazzesco, che va irrazionalmente oltre a tutto il lato oscuro (consistente) della figura di un ragazzo difficile, il cui fine viaggio è terminato nella notte più buia e anche un po’ triste.
La nostalgia, a tutti gli effetti, viene accompagnata sottobraccio solo dal senso di rammarico per il talento perso.
Un talento che gli ha permesso di entrare nell’Olimpo del ciclismo vincendo nello stesso anno Giro d’Italia e Tour de France nel 1998. E che gli ha dato la possibilità di rinascere dopo tantissima sfortuna con cadute rovinose proprio nei momenti in cui la carriera stava decollando. Ma l’eredità di Pantani resiste ed è ben più solida del suo palmares: ha avvicinato migliaia e migliaia di persone al ciclismo, soprattutto giovani che ora sono professionisti e che ogni volta che vincono dedicano sempre un pensiero all’idolo. Ci manchi, Marco.
468