
Ti accorgi di quanta gente lavora al Giro d’Italia quando la sera lasci la sala stampa col parcheggio ancora parzialmente occupato dalle vetture del Giro, vaghi per le vie della città popolate dalle vetture del Giro e cerchi il tuo hotel scoprendo le vetture del Giro piazzate qua e là su ogni marciapiede e parking interno.
Un esercito itinerante che si accampa occupando letteralmente una città, prendendone possesso nella viabilità, piegando le forze dell’ordine al suo servizio. Dove passa il Giro tutto si ferma, dove soggiorna tutto gli si dedica. Tuttavia nel mio hotel – in questo momento – ci sono solo io… e non è difficile capire perché.
Il mio amico Gian Luca Favetto aveva intitolato il suo libro sulla corsa rosa “Italia, provincia del Giro“, e aveva ragione. Questa manifestazione è come un’intera città itinerante, qualcosa di simile a un gigantesco circo, che avvolge i paesi che occupa, li incanta e poi li abbandona. Il Giro è un seduttore d’altri tempi, con quello sguardo un po’ così, crudele e irresistibile.
Domani la truppa rosa scenderà verso Montalcino, terra di vini pregiati. Una frana ha costretto la deviazione a tagliare fuori Volterra, delizia per gli occhi e per gli spettatori a casa, ma lo spettacolo “tecnico” sarà tutto riservato alla fine. Le strade bianche con il loro polverone, i sassolini aguzzi e le pendenze al 15% potrebbero chiamare in causa i corridori più rappresentativi, anche se ora si nascondono dietro frasi fatte.
Ci sarà da divertirsi, ma ora è ancora presto perché questa notte è ancora di Massa e di Carrara
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