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Il secondo giorno di riposo del Giro d’Italia 2012 si può intendere senza problemi come il primo dato che quello dell’8 maggio scorso era reso necessario dato che dovevamo spostarci tutti dalla Danimarca a Verona. E così, la truppa del Giro, oggi 21 maggio, si è riversata intorno alla sponda nord-occidentale del Lago di Garda, soprattutto tra la zona di Limone sul Garda e Riva sul Garda. Come ogni benedetto giorno di riposo del Giro degli anni scorsi, anche quello del 2012 ci ha riservato un tempo orripilante: potremmo intenderlo come un invito per i corridori che così si riposeranno un po’ in vista della faticosissima settimana finale che stanno per vivere, con le Alpi e soprattutto le Dolomiti ad attenderli al varco, senza possibilità di scampo. Oltre alla certezza del maltempo in corrispondenza del riposo, ce n’è un’altra che emerge.
Ed è quella che se non ci fossero turisti tedeschi barra austriaci gli hotel del Nord Italia potrebbero anche rimanere chiusi a Maggio. Il Lago di Garda ha accolto la comitiva del Giro con il suo nero scuro e ondoso ieri sera o meglio dire ieri notte dato che si è rimasti prigionieri della salita di Pian dei Resinelli sopra Lecco sin dopo le 21. Visti i circa 160 km di statale (tranne un breve tratto di A4), le vetture del Giro – quelle con contrassegno verde (stampa), blu (Rai), viola (sponsor) e rosa (Gazzetta e organizzazione) oltre alle squadre, ovviamente – si sono incolonnate come grani di un rosario attraverso tunnel e lungo-laghi.
Ieri il Garda era inesistente, una pellicola nera leggermente increspata di grigio argento, come un tratto nero di un censore grasso e annoiato tra una sponda e l’altra. Stamattina ci ha svegliato con le sue onde e con i ferry boat che intrecciano le scie da una località all’altra, incrociandosi con coraggiosi pennuti che sguazzano e starnazzano beatamente. Come da tradizione, il secondo giorno di riposo prima della settimana decisiva, sarà occasione per incontrare i corridori che accoglieranno la stampa nelle conferenze di rito.
Si potranno così ascoltare promesse di battaglia o risposte diplomatiche, forse più le seconde che le prime, dato che questo Giro 2012 sarà ricordato non tanto per la mancanza di coraggio dei corridori (che pure c’è, eccome) quanto per le dimensioni umane delle imprese. Sono finiti i tempi delle fughe epiche, delle vittorie in sequenza, delle medie chilometriche esagerate.
C’è un’aria pulita, insomma, ma se è vero come si spera sia vero che si siano abbandonate le sostanze per tutti (o quasi tutti) allora il livello si è abbassato allo stesso modo per tutti. Speriamo di vivere una terza settimana con meno timore e più irrazionalità
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