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Il processo a Alberto Contador parte ufficialmente oggi, anche se sapremo la verità fra qualche tempo. Si è scelta la parola verità non a caso, visto che è proprio intorno a questo argomento che orbita la vicenda. Il TAS esamina la positività al clenbuterolo riscontrata al Tour de France 2010 (poi vinto), considerata valida per la squalifica e poi ribaltata con la riammissione alle corse. Corse per altro spesso vinte, come il Giro d’Italia 2011. Quale sarà la verità definitiva? Ma soprattutto, sarà quella autentica? Difficile che la decisione del TAS soddisfi queste richieste.
Inutile specificare che solo Alberto Contador conosce la verità “vera” e che ora la verità ufficiale sarà determinata dal tribunale. Dalla sua, il campione spagnolo ha prove abbastanza forti e un team di professionisti e specialisti da legal trhiller con l’avvocato belga Jean Luis Dupont che cambiò il mondo del calcio col caso Bosman, l’esperto americano di doping Don Catlin, il biochimico olandese Douwe De Boer, l’ematologo italiano Giuseppe Banfi e ancora Tomas Martin Jimenez per la vicenda “bistecca” e addirittura un esperto di macchine della verità come Louis Rovner.
Furono trovate tracce di clenbuterolo (50 pg per ml), in quattro controlli, ma solo il primo campione (quello di Pau, del 21 luglio) fu confermato sia dal laboratorio di Colonia sia da quello di Losanna. Una presenza seppur minima della sostanza è sicuramente di origine esogena e non endogena, tuttavia la tesi dei legali di Contador batte sulla contaminazione alimentare per via dell’ormai famosa bistecca di carne di Luis Lopez Perron.
In effetti si è poi scoperto che quella carne era infetta, ma per valori 30 volte minore al necessario per essere poi causa del controllo positivo. Se sarà condannato cosa rischierà Contador? 2 anni di squalifica oppure 6 mesi (già scontati) con la perdita di Tour de France e premi.
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