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Quando si pedala in testa al gruppo a una velocità ben superiore ai 50km/h non è vero che non si pensa a niente: si conta, si mantiene soprattutto il ritmo necessario a disciplinare lo sforzo. Quando correvo pure io prendevo un pezzetto di canzone – la prima che mi sconfinferava in quel preciso momento – e me la ripetevo ossessivamente. Credo che anche per i professionisti, soprattutto quando sono in fuga, sia così. D’altra parte la colonna sonora ha un ruolo fondamentale nella buona riuscita di un film, non è un qualcosa di così di poco conto e lo stesso vale per il viaggio, che sia in bici o in automobile. Quest’anno ho fatto il Giro con Adolfo Fantaccini dell’ANSA e lui finora è stato un ottimo deejay.
Sarà perché lo è stato davvero, da ragazzo, fatto sta che con il suo iPod zeppo di playlist ordinate maniacalmente e suddivise con una precisione certosina abbiamo letteralmente volato su lunghi trasferimenti. E per lunghi si intende lunghissimi come quello da Sulmona a Lago Laceno per intenderci oppure per raggiungere le spettacolari località di Limone o Riva sul Garda. Dai Gabin agli ultimi Beatles fino ai Pink Floyd, ma anche una buona fetta di Pino Daniele e disco anni ’80, si è un po’ spaziato in tutte le direzioni. E così mentre si guida e si racconta della propria vita, il paesaggio si impegna per diventare fotogramma di video musicali.
D’altra parte il ciclismo è energia potenziale, come il corridore che si arrampica con fatica in cima al Passo Giau e la musica è energia dinamica che viene rilasciata non appena ci si infila “lo stomaco dentro al giornale” e si chiude la mantellina gettandosi senza paura in discesa. Un mondo che va a braccetto con l’altro. E così manciate di chilometri di paesaggi un po’ noiosi e tutti uguali vanno giù in un solo boccone oppure spettacoli della natura come la maestosità silenziosa dei boschi delle Dolomiti o la calma placida della costa al crepuscolo acquistano ancora più charme.
Le gomme della nostra Yeti hanno accarezzato la penisola con cautela e rispetto, a ritmo della colonna sonora scelta, hanno assaporato l’asfalto drenante e poroso delle nuove autostrade, quello butterato delle strade di campagna secondarie, quello granitico dei posti freddi e il nero manto freschissimo delle località protagoniste di arrivo o partenza.
I boschi trentini ci hanno scortato come soldati dalla schiena drittissima mentre sgusciavamo verso la nuova avventura. E proprio mentre stavamo giungendo verso Cortina è stato il turno di “Come Togheter” e le sue strofe così nebuolse, perfette per il cammino che stavamo seguendo: “Viaggia su una ruota a pedali, deve avvisare prima del suo passaggio. Ha acqua torbida e un filtro portafortuna“.
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