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La foto qui sopra è stata scattata la sera della presentazione delle squadre del Giro d’Italia a Torino. Wouter Weylandt cammina tranquillo e sorride guardando fisso in camera,in testa alla sfilata del Team Leopard. Cinque giorni dopo sarebbe morto sul colpo, cadendo rovinosamente nella discesa verso Rapallo. Il suo numero, il 108, ha tappezzato le strade d’Italia in ogni anfratto da Nord a Sud e poi ancora a Nord spostandoci dalla costa tirrenica a quella adriatica. E’ stato un Giro struggente e entusiasmante, incomprensibile e allo stesso momento così lineare. L’augurio per l’anno prossimo è quello di ascoltare meno minuti di silenzio alla partenza, consci che chi se n’è andato quest’anno non sarà certo dimenticato.
La grande festa della maglia rosa Alberto Contador non è durata solo un giorno,ma una settimana e mezza. Lo spagnolo ha preso la leadership sull’Etna, il pomeriggio dopo lo scherzetto di Tropea e non l’ha più mollata. La gente l’ha subito eletto come vincitore anticipato, amatissimo per tutta la penisola.
Come ci eravamo augurati nei momenti successivi al dramma di Weylandt, la sua scomparsa è stato il propulsore per diverse azioni degne di nota, dal francese Gadret a Castelfidardo fino a Millar, oggi nella crono finale. In mezzo l’addio così assurdo e insopportabile a Tondo Volpini e la successiva dedica del compagno di squadra Kiryienka dopo la fuga maestosa a Sestriere.
E’ bello vedere che le ultime lacrime del Giro siano state quelle di Contador, lui sempre così austero e distaccato (ma non insensibile, chiedere a Tiralongo) si lascia andare a un pianto leggero prima della premiazione dopo 3 settimane di tensione. E chissà quante altre ancora verranno.
Ma non è più storia di questo Giro 2011 che si chiude oggi nel tripudio sotto il Duomo, tra dirigibili placidi, coriandoli ubiqui, tricolori un po’ dimenticati e corridori già entrati nella leggenda. In un modo o nell’altro.
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