
Arriva sempre un momento del Giro d’Italia in cui si ha la distinta percezione che stia finendo. Quel momento è arrivato anche nel 2013 e coincide col ritorno in corsa dopo l’ultimo riposo. Nella sala stampa di Ivrea, avvolti nelle giacche pesante per ripararsi dagli spifferi e per digerire l’ottimo buffet dei ragazzi del C.IA.C locale, si viveva quell’atmosfera da fine scuola che per molti è più che gradita, ma per altri – e mi ci metto dentro – inizia a lasciare un po’ di malinconia. Si ha decisamente scollinato e ormai la gravità ci porta in discesa sempre più veloci, sempre più dritti al bersaglio.
La malinconia arriva prima dell’assenza e così si può sentire la mancanza di qualcosa che in realtà si ha vicino. O, nel nostro caso, qualcosa in cui siamo totalmente immersi. Ma d’altra parte il Giro è come una grande bolla che ingloba tutto: corridori, organizzazione, allestimento, stampa, fotografi.. tutti dentro in questa bolla itinerante di migliaia di persone che arrivano, colonizzano città (o presunte tali) e poi se ne vanno lasciando gadget, colore ovunque e probabilmente qualche cuore infranto.
Ma il vero cuore infranto ce l’abbiamo noi, noi che il Giro lo viviamo sul serio e lo apprezziamo rendendogli omaggio ogni giorno. Ci sono tanti colleghi e tanti al seguito del Giro che non aspettano altro che la sua fine, che contano i giorni come carcerati senza dare rispetto non solo a quella che una delle più grandi e spettacolari manifestazioni sportive nazionali, ma anche a quello che è molto più di un viaggio. È un concentrato di emozioni, una mitragliata, difficile da gestire.
Domani saremo a metà settimana, percorreremo il ricciolo intorno alle Dolomiti che deciderà la classifica già decisa e poi via verso Brescia che metterà fine ai giochi. Scorrono le ore e si vorrebbe rallentarle facendo durare ogni frame almeno qualche minuto.
Ma il Giro è un vento colorato, come il gruppo al passaggio e devi fartene una ragione, consapevole del fatto che passerà come una furia, ti scuoterà con rumore ordinato di ferraglia, profumi e schiamazzi, poi se ne andrà dopo che l’hai aspettato per un anno intero. Ma tornerà. Eppure, ora che sfugge dalle mani come un’anguilla, non si riesce proprio a mettersi il cuore in pace.
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