
Questa sera il Giro pernotta a Tarvisio chiamato Tarvis in friulano e tedesco e Trbiž in sloveno. Si può considerare l’ultimo avamposto prima di sconfinare verso due possibili nazioni limitrofe. Se si va per una decina di chilometri verso nord ci si trova in Austria, se si opta per l’est si va in Slovenia. Siamo in Italia, ma è come non lo fossimo, anche perché geograficamente la città non appartiene alla regione italiana visto che fa già parte del bacino idrografico del Danubio e del Mar Nero dato che il fiume Slizza che passa di qui va poi a sfociare nientemeno che a Gail ad Arnoldstein in Austria. Insomma, è un buon pretesto per ragionare sul concetto di confine e di muoversi al di qua o al di là della linea di separazione, un tratto comune in questo e negli scorsi Giri.
Oggi la salita verso l’Altopiano del Montasio ha fatto da confine tra la prima parte ancora non così determinante e definitiva a livello di classifica e la seconda che deciderà tutto: la cronometro è valsa soprattutto ad abbattere ogni speranza per Wiggins e per esaltare Nibali, ma da oggi il ranking ha distacchi davvero importanti. Domani passeremo di buona lena il confine tra la prima settimana e mezza e la seconda, vivendo un’ennesima notte di mezzo Giro e traendo le debite conclusioni.
C’è il confine tra la sopportazione della fatica e il completo disfacimento: si può osservare durante le tappe in salita quando determinati corridori mollano di colpo e si staccano irrimediabilmente essendo stati troppo fuorigiri. Si possono citare confini che esistono solo nelle teste di chi li ospita: corridori che non credono nei propri mezzi al contrario più che validi, finché improvvisamente comprendono di aver libero passaggio alla dogana grazie al lasciapassare del talento.
C’è la lunghissima linea di confine che divide un buon corridore da un campione, esiste chi ci passa tutta la vita a percorrerlo dal lato sbagliato per paura di affrontarlo da quello giusto ossia il più difficile, scavalcandolo. E poi c’è il confine più spettacolare – chiamiamolo quello della felicità – che è quello che si attraversa nel momento in cui arrivi vicino al traguardo, ti volti e vedi che non c’è nessuno (o che sono troppo distanti) e così sai perfettamente che sei già dall’altra parte, che quel successo è tutto tuo e non te lo toglieranno. Tagliato il traguardo la festa continuerà, ma tutto sarà meno intenso di quell’istante suggestivo in cui passi dal dubbio alla certezza e quando non riesci più a tenere le mani sul manubrio, ti sistemi la maglietta, tiri su la zip e spalanchi le braccia per entrarci, tutto, in grande stile.
Confini sempre più lontani e complicati: il propellente più performante.
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