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È curioso il fatto che Danilo Di Luca, radiato per doping dopo l’ennesima positività, continui a parlare e a commentare le vicende che lo riguardano quando farebbe meglio a ritirarsi a vita monacale o comunque ad allontanarsi anni luce dal ciclismo. Ad ogni modo, l’abruzzese ha affermato che “Ero io che dovevo pagare per tutti, ho fatto tante cose per primo. So che chi mi conosce davvero sa che ho vinto quello che potevo vincere, ad esempio non ho mai vinto una cronometro ai 60km/h mentre qualcun altro sì e lo sta ancora facendo“. Insomma, sempre la solita manfrina fastidiosa e inascoltabile. La radiazione è arrivata colpevolmente in ritardo per lui. E anche per molti altri sia ben inteso.
La decisione è stata dunque presa: il Tribunale nazionale antidoping ha decretato che Danilo Di Luca non potrà più gareggiare in una competizione ciclistica professionistica a seguito della positività all’Epo Cera del 29 aprile scorso, poco prima del Giro d’Italia che lo stava vedendo per altro inaspettato protagonista di innumerevoli fughe. L’abruzzese 37enne passerà suo malgrado e nostro malgrado alla storia come il primo ciclista radiato in Italia visto che era stato già fermato per ben due volte, a seguito della frequentazione de medico inibito Carlo Santuccione per tre mesi per la prima positività all’Epo Cera del 2009 per 15 mesi.
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