
C’è chi dice che Amsterdam sia la Venezia del Nord, chi la capitale delle biciclette. In effetti a parte Pechino forse non esiste altra città così densamente popolata da qualsiasi tipologia di due ruote: da corsa, mountain bike, da passeggio, elettrica, con mega porta-bambino, pieghevole, bislunga… fino ai catorci e alle grazielle.
La città ha atteso con ansia la partenza del Giro d’Italia 2010, si è addobbata a festa, ha riempito lo stadio olimpico di famiglie con un cantante neomelodico olandese impegnato con i classici italiani – imperdibile l’acuto “Mamma son tanto felice perché ritorno da me” – l’affetto è stato travolgente e caldissimo, sostenuto da libagioni di birra.
L’abitante tipo di Amsterdam fila come una scheggia nelle sconfinate corsie ciclabili, poggia la mano sul passa-semaforo e non aspetta il giallo, inoltre fa largo uso del campanello. La città letteralmente suona di dlendlen e spesso anche di improperi dei ciclisti a passanti o automobilisti e che – per fortuna – non sono in grado di tradurre. Domani la capitale olandese ospiterà la seconda partenza verso la vicina Utrecht. Pur essendo un percorso piatto potrebbe nascondere qualche insidia nel vento.
Della tappa tutta-in-Amsterdam porterò con me l’incredibile contrasto prima/dopo vissuto in appena dieci minuti. Prima la baraonda, ragazze alte e bionde ma senza zoccoli/lentiggini/cuffia in testa, gli omoni gonfiati ad aria compressa che sbattevano le braccia fucsia al cielo, i divani posizionati all’aperto e inondati di pioggia e birra, le gambe nude a penzoloni dai microbalconi e il rumore delle ruote piene dei cronoman che tranciavano come una lama il loro passaggio colorato.
E dopo il silenzio, le transenne ordinate in tempo eccezionale, le auto e le bici – proprio loro, le padrone della città – che timidamente riprendono possesso della strada. Oche, cigni, germani e quella famiglia di paperette che, incurante del bordello immane, ha trascorso un sabato a costruire un nido galleggiante.
Qualche cumulo di rifiuti e il dlen dlen dei campanelli. E’ questo l’inno di Amsterdam, non importa dove ti trovi, che età hai né se ami o odi la bici perché prima o poi sarà rivolto pure a te. E dovrai spostarti, molto in fretta.
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